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KIDNEYTHIEVES
TRYPTOFANATIC
Dopo sei anni di pausa discografica, spinti dal rifiorire del movimento alternative di inizio millennio, i Kidneythieves della bella ed affascinante Free Dominguez tornano sulle scene con il nuovo album "TryptOfanatic", successore di quel “Zerospace” del 2002 che fece raggiungere alla band l’apice della propria popolarità dopo l’apparizione sulla colonna sonora del film Queen Of The Damned.
La band a grandi linee si ripropone così come ci aveva lasciato, confermandosi come un valido mix fra Orgy, NIN e Skunk Anansie. Le canzoni di questo "TryptOfanatic" dimostrano ancora una volta la bravura di F. Dominguez nel songwriting ed anche nell’interpretazione dei singoli episodi in cui viene trasmessa tutta la carica sensuale della cantante. L’album appare ben strutturato sin dal primo ascolto: riff, melodie e parti industrial paiono essere messe tutte al posto giusto dando vita ad ottimi pezzi come “Jude (be somebody)”, “Beg”, per poi passare forse all’unico passaggio innovativo di “Freeky People” che pare un tributo ai Black Label Society (potrebbe benissimo cantarci sopra Zakk Wylde). Con “Velveteen” l’album raggiunge forse il suo apice massimo: brano interpretato alla perfezione dalla Dominguez che riesce quasi sempre a trasmettere erotismo da ogni singola nota. La successiva “Dead Girl Walking” è un’altra perla che ha le caratteristiche di una semi ballata industrial che lascia sicuramente il segno in chi l’ascolta, grazie al suo alone di romanticismo che “cattura” immediatamente.
Le qualità della band americana paiono essere rimaste immutate nel tempo nonostante il lungo stop: dieci anni fa erano stati immischiati nel calderone del nu-metal nonostante fosse palese che il territorio a loro più consono fosse quello dell’industrial rock ma poco importa, i tanti cloni di quel movimento sono stati ormai cancellati dalla memoria mentre invece i Kidneythieves sono ancora qui a proporre dell’ottima musica, perché alla fine solo chi ha delle qualità sopravvive.
Ad impreziosire ulteriormente l’album in chiusura arriva l’emozionale “Tears on a page” che denota qualche affinità con band dedite alla musica elettronica come Conjure One o Android Lust.
Il giudizio finale non può che essere positivo, questo 2010 ha visto il ritorno di sonorità che parevano morte e sepolte ma se la qualità è questa ben vengano i ritorni al passato.
UnderD
Voto: 7,5
TRACKLIST:

01.Jude (be somebody)
02.Beg
03.Freeky people
04.Velveteen
05.Dead girl walking
06.Size of always
07.Comets + violins
08.Lick U clean
09.Dark horse
10.Tears on a page