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ENVY
RECITATION
A quattro anni di distanza dal precedente “Insomniac doze” la band giapponese torna fuori con un nuovo full-lenght ad io sono qui per parlarvene anche se l’unica cosa da fare sarebbe dirvi di uscire di casa ed andare a comprare questo disco. Davvero, non scherzo, se vi capita di leggere quello che scrivo perché le band di cui parlo orbitano nel panorama dei vostri abituali ascolti non perdete altro tempo. Uscite e comprate questo disco.
I cinque ragazzi del Sol Levante infatti hanno messo insieme un altro piccolo gioiello, incastonando tutti gli elementi che da sempre li hanno resi una delle band più interessanti e originali del panorama “hardcore” mondiale. Avrei detto “screamo”, ma non vorrei incappare in fraintendimenti: qui non si parla di frangette, tatuaggi, pose pessime o roba simile. Qui si parla di emozioni violente, ma violente sul serio, intrecciate a lunghi momenti di puro post-rock. Atmosfere eteree e dilatatissime rotte d’improvviso da muri di suono sovraumani che letteralmente aggrediscono l’ascoltatore. Qualcosa come gli Isis che entrano a gamba tesa in un pezzo dei Mogwai e dopo averlo dilaniato lo lasciano concludere agli Explosions in the Sky. Pezzi articolatissimi, con melodie infinite capaci di lasciar sognare l’ascoltatore fino a trascinarlo nel caos più profondo per poi riemergere più forti di prima. Molta della suggestività del prodotto, va detto, è legata alla voce del cantante, capace di urla strazianti come di lunghissimi momenti di “poesia” in cui sussurra le strofe dei pezzi. Non c’è cantato pulito. Non ci sono cori. La voce è una sola, ma trasporta benissimo l’ascoltatore attraverso tutte le fasi dei pezzi, cullandolo quando serve, ma senza togliersi l’opportunità di colpirlo in pieno volto subito dopo. Il tutto, ovviamente, in giapponese.
Il disco è lunghissimo, supera l’ora, ma non stanca mai e si lascia riascoltare più volte proprio per la varietà del suono proposto. Rispetto al precedente album, di lunghezza analoga ma con ben cinque pezzi in meno, questo “Recitation” offre anche momenti più dinamici come ad esempio “Dreaming coming to an end” in cui, pinze alla mano, si potrebbe quasi accostare il tutto ai Grade di “Under the radar”. I momenti più alti del disco sono forse “Worn heels and the hands we hold”, “0 and 1”, “Last hours of eternity” e “Light and solitude”, ma è difficile selezionare qualche pezzo perchè il livello generale è sempre molto alto e non c’è nessuna traccia trascurabile, nemmeno l’intramezzo strumentale e acustico di “Incomplete”. Da menzionare restano solo le tracce d’apertura e chiusura, in cui la voce di una donna, sempre giapponese, sussurra nell’orecchio all’ascoltatore sulle note di dolcissime e malinconiche melodie.
Insomma, disco totale, poco da aggiungere. Il consiglio resta veramente quello di procurarsi questo bel lavoro, curatissimo anche nell’artwork, e sentirlo in prima persona.
Per il sottoscritto, disco dell’anno.
Manq
Voto: 9
TRACKLIST:

01 – Guidance
02 – Last hours of eternity
03 – Rain clouds running in a holy night
04 – Pieces of the moon I weaved
05 – Light and solitude
06 – Dreams coming to an end
07 – Incomplete
08 – Worn heels and the hands we hold
09 – A hint and the incapacity
10 – A breath clad in happiness
11 – 0 and 1
12 – Your hand