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BRING ME THE HORIZON
THERE IS A HELL, BELIEVE ME I’VE SEEN IT, THERE IS A HEAVEN...

(titolo completo: THERE IS A HELL, BELIEVE ME I’VE SEEN IT, THERE IS A HEAVEN, LET’S KEEP IT A SECRET)

Inutile negarlo, questo terzo disco dei Bring Me The Horizon era forse uno dei lavori più attesi di questo 2010, perché alla fin fine questi giovani di Sheffield faranno pure scalpore e susciteranno antipatia per il loro curato aspetto esteriore o per i loro atteggiamenti da rockstar, ma rimangono indubbiamente degli ottimi musicisti.
“There Is a Hell, Believe Me I've Seen It. There Is a Heaven, Let's Keep It a Secret” è un album che si presenta come il naturale successore del precedente “Suicide Season”, confermando tutte le buone impressioni che quest’ultimo aveva suscitato due anni fa presentandoci una band molto più matura e decisamente migliorata da un punto di vista tecnico con l’arrivo del nuovo chitarrista Jona Weinhofen (Ex membro di Bleeding Through e I Killed The Promo Queen).
La partenza è al fulmicotone con l’opener “Crucify Me” che attacca violenta pur mantenendo sempre una certa melodia di fondo evidenziando come il gruppo abbia voluto questa volta prestare molta attenzione alle atmosfere di contorno ai brani, usufruendo di alcuni arrangiamenti più sinfonici, tra cori e voci femminili oltre che i già collaudati intermezzi elettronici.
Se la successiva “The Anthem” potrebbe essere quasi considerata una “Chelsea Smile pt.2” con il suo verso ruffiano ed un tamarro breakdown finale con tanto di “Get The Fuck Up!”, il primo singolo “It Never Ends” è decisamente il pezzo più accessibile mai scritto dalla band, diciamo sullo stile dei primi Underoath con la sua struttura irregolare sorretta da una bellissima sezione d’archi.
Fatta eccezione per la più pacata “Don’t Go” è il caos a regnare nella restante parte dell’album, tra vere e proprie mazzate come “Alligator Blood”  ed altre canzoni che invece cedono il passo a ritornelli più orecchiabili come le riuscite “Home Sweet Hole” o “Fuck”, dove si segnala la partecipazione vocale di Josh Franceschi dei You Me At Six.
C’è stato dunque un notevole ed evidente salto di qualità, per il quale determinante è stato il lavoro il sede di produzione dello svedese Fredrik Nordström, anche se in qualche episodio ho sempre la sensazione che i BMTH si spingano un po’ oltre le proprie possibilità, con soluzioni fin troppo estreme nelle quali la convivenza tra i vari strumenti sembra quasi forzata, il che sarà da appurare in sede live dove i ragazzi presentano ancora qualche limite.
Detto questo “There Is a Hell, Believe Me I've Seen It. There Is a Heaven, Let's Keep It a Secret” è un ottimo album, non ancora un capolavoro come predicano in molti ma sicuramente degno di presenziare tra le migliori uscite discografiche di quest’anno e davanti al quale, tenuto conto dell’ancor giovanissima età del quintetto, non possiamo far altro che levarci tanto di cappello.

Whitelocust
Voto: 8
TRACKLIST:

01. "Crucify Me" (featuring Lights)
02. "Anthem" 
03. "It Never Ends" 
04. "Fuck" (featuring Josh Franceschi of You Me at Six)
05. "Don't Go" (featuring Lights)
06. "Home Sweet Hole" 
07. "Alligator Blood" 
08. "Visions" 
09. "Blacklist" 
10. "Memorial" (instrumental)
11. "Blessed with a Curse" 
12. "The Fox and the Wolf" (featuring Josh Scogin of The Chariot)