Ottavo lavoro in studio per gli americani Monster Magnet, formazione che in vent'anni di carriera ha saputo declinare il rock in molte sue sfumature, miscelando sapientemente elementi stoner, psichedelici e - perchè no - glam.
"Mastermind" riprende per certi versi il discorso lasciato in sospeso da diversi anni, riallacciandosi a delle sonorità più dure che fanno suonare questo disco come un vero e proprio macigno sonoro.
"Hallucination bomb", guidata da un basso cavernoso, apre in modo chiaro le danze: suoni spessi e giri ipnotici per un pezzo dal forte sapore doom, anche se alla fine dei conti rimarrà un episodio isolato per questo genere.
Già dalla seconda traccia esce fuori invece la vera matrice che segnerà a fuoco l'album, ossia un mix esplosivo di stoner e hard rock che spesso sfocia in canzoni avvolgenti come appunto "Bored With Sorcery" e "Dig That Hole", brano quest'ultimo giocato su un ritornello tanto semplice quanto efficace.
La semplicità, nella sua accezione più positiva, deve essere anche il tema portante del singolo "Gods and Punks", a dimostrazione che la classe prescinde dalla complessità dei riff.
La band capitanata da Dave Wyndorf si dimostra lucida in ogni passaggio del disco, forse senza grandi picchi all'attivo ma concepito come una sorta di corpo unico, compatto, esplosivo.
Canzoni come "Mastermind" o la frizzante "Perish in Fire" non fanno che confermare quanto detto, mentre sorprende anche il lato più intimista dell'evocativa "Time Machine".
Tamburello e ritmi trascinanti chiudono infine con l'ottima "All Outta Nothing" un album onesto e gradevole da ascoltare nella sua interezza, collocando un altro importante tassello nella discografia dei Monster Magnet.