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DEMON HUNTER
Realizzata il: 10/01/2011
Autore: Tempo
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Subito dopo il loro secondo concerto in Italia di qualche tempo fa abbiamo incontrato Ryan Clark, leader dei Demon Hunter che ci ha parlato dell'ultimo album, delle sue impressioni sull'Italia e delle tematiche care alla band.

Premessa: un doveroso ed obbligato ringraziamento ad AleFuzz ed allo staff della Rock N Roll Arena di Romagnano Sesia (NO) per la realizzazione di questa intervista.

Ciao e benvenuti su Groovebox.it. Cominciamo parlando subito del vostro concerto di ieri sera, il primo in Italia. Com'è andata?
E' stato un bel concerto, anche se abbiamo notato molta differenza tra il pubblico americano e quello italiano... in USA i ragazzi fanno circle pit, headbanging e mosh per tutta la durata del live, mentre ieri stavano a guardare fermi le canzoni e alla fine di ogni pezzo applaudivano... noi eravamo un po' perplessi ma le bands di spalla ci hanno detto che è normale, quindi immagino vada bene così.... anche se stasera le cose, fortunatamente, sono andate in maniera diversa, il pubblico era più caloroso, anche solo nelle prime fila.


Onestamente non ricordo siate mai venuti in Italia prima d'ora a suonare. Me lo confermi? Cosa vi aspettavate dai fans italiani e più in generale da quelli europei?
Si, come band è la prima volta che veniamo in Europa e in Italia. Il nostro obiettivo è riuscire a dare sempre il 100% sul palco per far divertire il pubblico e fare in modo che alla fine del concerto i kids decidano di portarsi a casa il nostro cd e farlo sentire agli amici. Siamo una band che ama salire sobria sul palco per poter dare il massimo e soprattutto in questo caso terremo fede ai nostri propositi. La speranza è che i promoter italiano ed europei sappiano fare in buon lavoro per incuriosire la gente a venire a vederci. Questa sera, per esempio, ci siamo esibiti davanti a oltre 200 persone, ovvero circa il doppio di ieri, ma l'intensità del nostro show è stata identica in entrambi i casi. 


Avete avuto l'opportunità di vedere qualcosa qui in Italia?
Abbiamo visto paesaggi meravigliosi anche se non abbiamo avuto la possibilità di fermarci in alcune città storiche che avremmo voluto visitare. Due di noi (io e il batterista) avevamo visitato Firenze anni fa in vacanza e siamo rimasti estasiati, ma sappiamo che c'è molto altro da vedere in Italia, magari riusciremo nel prossimo tour.


Parliamo del vostro ultimo album: il vostro approccio per "The World Is A Thorn" è stato diverso rispetto ai dischi precedenti?
Ogni album per noi è stata una ricerca volta ad evolverci, ma la regola comune è sempre stata quella di guardarci dentro ed esprimere con la nostra musica questo processo evolutivo che non è solo musicale ma anche e soprattutto umano. Siamo fieri dell'incredibile risultato sonoro dell'album, non cambieremmo nulla, ma sono certo che tra qualche mese non ti risponderei così, troverei sicuramente alcuni dettagli da cambiare.


Raccontateci qualcosa del songwriting...
Nel nostro caso una grande differenza c'è stata nel momento in cui mio fratello ha lasciato la band, perchè lui era uno dei principali compositori dei DH, quindi da una parte eravamo spaventati dalla sua dipartita mentre dall'altra è stata una sfida. E poichè io suono anche la chitarra, su TWIAT molti dei brani che puoi sentire sono usciti dalla mia mano, oltre ovviamente ai testi.


Con "The World Is A Thorn" avete cercato di oltrepassare gli stereotipi ormai classici del metalcore per cercare un sound più sperimentale, in un certo senso più basato sulle sensazioni. Era questo il vostro scopo?
Assolutamente sì, abbiamo cercato di rendere la nostra proposta ancora più personale perchè l'obiettivo di questa band fin dalla nascita non è certamente stata quella di assomigliare a questo o quello; anche se amiamo bands come ad esempio As I Lay Dying, con cui abbiamo anche condiviso il palco più volte, non significa che dobbiamo suonare come loro. E poi la parola metalcore ormai ha stufato anche chi l'ha suonato fin dagli albori. E' solo metal, lo puoi chiamare "core", "heavy" o come ti pare, ma l'essenza è che stiamo parlando di musica che va suonata ad alto volume!!!


Quindi possiamo considerare "The World Is A Thorn" il successore naturale di "Storm The Gates Of Hell"?
Certo e questo vale per ogni altra nostra uscita discografica. Siamo una band che segue la politica dei piccoli passi, anche perchè componiamo molto e quindi la distanza tra un disco e l'altro non è mai eccessiva; di conseguenza anche noi come musicisti cresciamo di album in album, ma se passassero per assurdo dieci anni tra un disco e un altro troveresti un'enorme differenza tra la prima e la seconda uscita perchè sarebbero persone molto diverse a scrivere la musica dei DH.


Nell'album è inclusa anche una canzone intitolata "Collapsing", con Bjorn Strid dei Soilwork a fare una guest appearance. Cosa puoi raccontarci di questa collaborazione?
Innanzitutto devi sapere che i Soilwork sono una delle nostre bands preferite, e personalmente ritengo che Bjorn sia uno dei vocalist più dotati del metal mondiale. Più che spiegare come e perchè abbiamo avuto Bjorn sul nostro album, quello che posso dire è che per me è stato come un sogno nel cassetto che si è realizzato, anche se dopo averlo conosciuto di persona l'ho "smitizzato" perchè è una persona dotata di una grande umiltà... ma devo dirlo, sa come divertirsi!


Facendo un paragone tra l'ultimo album e i precedenti, come diresti che suona "The World Is A Thorn"?
E' il nostro migliore album anche sotto questo punto di vista. E' più compatto e definito ma amo in particolare le aperture melodiche della mia voce; il nostro produttore ha fatto un lavoro incredibile con me e con i cori... ci sono momenti del disco dove sembra ci siano 1000 persone a fare i cori, sono dannatamente potenti e trovo che le chitarre abbiano un sound facilmente riconducibile a noi, il che al giorno d'oggi è una peculiarità difficile da riscontrare.


A proposito di collaborazioni e lavori passati, in "Summer Of Darkness" troviamo ben due interessanti collaborazioni: una con Brock Lindow dei 36 Crazyfists per il brano "Beauty Through The Eyes of a Predator" e l'altra con Howard Jones dei Killswitch Engage per "Our Faces Fall Apart". Su "Storm The Gates Of Hell" c'è "Sixteen" con Bruce Fitzhugh dei Living Sacrifice. Cosa ci puoi dire di tutti questi duetti?
Grandissimi cantanti e grandissimi amici, amiamo le bands in cui militano e per noi è stato un onore averli sui nostri lavori. Sappiamo che le loro bands sono molto più conosciute della nostra qui in Europa e speriamo in futuro di poter intraprendere un tour insieme a uno di loro o anche a tutti e tre, perchè no?


Non sarebbe per niente male!! Comunque, su "The Tryptich" invece avete realizzato una cover di “Snap Your Fingers Snap Your Neck” dei Prong e personalmente la trovo davvero bella. Come mai avete scelto questa canzone?
Intanto grazie, è bello sapere che in Italia nel 2010 c'è qualcuno che conosce questa canzone che rappresenta uno dei più geniali compositori dei 90's, Tommy Victor. E' stato semplice scegliere la canzone: spesso quando siamo in tour qualcuno mette i Prong nel lettore perchè sono amati da tutti noi e un giorno, mentre ci stavamo dirigendo a un concerto, ascoltavamo "Snap..." e ho proposto di registrarla e metterla su disco. Beh, arrivati al soundcheck del nostro concerto abbiamo iniziato a suonarla e non abbiamo più avuto dubbi!


Cosa c'è nel futuro dei Demon Hunter? State già pensando a un nuovo album?
Noi stiamo SEMPRE pensando a un nuovo album e anche oggi come vedi (mi mostra un recorder) siamo equipaggiati per poter registrare eventuali idee. Abbiamo imparato che le idee buone arrivano quando meno te l'aspetti, quindi non si può aspettare a fissarle da qualche parte o si rischia di perderle. Ma detto ciò, dopo questo tour ci prenderemo una pausa, anche se breve, per ricaricare le batterie prima di registrare.


Com'è stato il responso del mainstream alle vostre tematiche più spirituali?
Posso dire che all'inizio la nostra posizione è stata un'arma a doppio taglio, ma con il passare del tempo e la produzione continua di buoni dischi molto del nostro pubblico, pur non essendo interessato particolarmente a questo lato della band ci sostiene e si lascia coinvolgere dalla nostra Musica.


Appunto parlando di tematiche e spiritualismo, non è un segreto che i Demon Hunter sono una Christian band, come gli Underoath, The Chariot, August Burns Red e molti altri. Sei contento della continua espansione di questo movimento?
Ovviamente si perchè, come ti dicevo prima, il pubblico sta dando più importanza alle sensazioni che la nostra musica, o quella delle band che hai citato, riesce a trasmettere loro. Se ci pensi sono sicuro che anche molti fan del black metal ignorino del tutto i contenuti dei testi concentrandosi invece sulla musica. Ovviamente io non sono un fan del black metal (ride n.d.r).


Per chi non ha molta affinità con le credenze Cristiane, quale definiresti la parte più importante dell'essere un Cristiano?
Gesù Cristo. Per quanto mi riguarda tutto ruota intorno alla sua figura per la dimostrazione di grande amore e spirito di sacrificio che ha saputo dare al mondo. Quando scrivo un testo anche se non lo cito direttamente la sua influenza è quello che maggiormente mi ispira, sia nella vita che nella musica.


E invece musicalmente quali sono le maggiori influenze?
Ognuno di noi nella band ascolta moltissima musica, ma i punti di incontro tra noi sono, in primis, i Metallica (fino al Black Album), band che credo abbia ispirato centinaia di ragazzi ad iniziare a suonare, come è successo con noi. Amiamo molto anche i Deftones e gli Anthrax del periodo John Bush, però c'è una band alla quale siamo particolarmente ispirati, ovvero i Soilwork; so che può sembrare strano ma da quando sono arrivati loro sul mercato discografico è come se avessimo capito quale sarebbe stata la strada da seguire.


Quindi c'è qualcosa che vi piacerebbe fare e ancora non avete fatto? Magari un tour, una collaborazione....
Si, mi devo ripetere: Soilwork. Ovviamente parlando di sogni ci piacerebbe fare un tour mondiale con gruppi come Metallica, Iron Maiden ecc., ma parlando di cose concretizzabili a breve termine, suonare con i Soilwork sarebbe davvero un'esperienza grandiosa sia dal punto di vista musicale che umano.


Ultima domanda: avete qualcosa da dire ai fans italiani?
Dopo quello che abbiamo visto in questi due giorni, ho due cose da dire: la prima è che siete un popolo veramente ospitale e sapete cucinare da paura, la seconda è che sarebbe bello vedervi muovere di più durante i concerti di una metal band. Oltre a questo, grazie a voi di Groovebox per la nostra prima intervista italiana (ride n.d.r.), e a tutti quelli che sono venuti a vederci in questi due giorni, ci vedremo presto!


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